Tre elementi sono rimessi a sistema: l’antico rifabbrico, l’ex macelleria, la montagna. La ridotta scala d’intervento si riverbera a quella urbana e paesaggistica. L’edificio antico domina rigoroso la piazza. Sul fianco Nord, una nuova architettura sostituisce l’ex macelleria, un edificio pericolante senza qualità. Il volume elementare da cui è ricavata è smussato in più punti, modellato dal luogo: sulle pareti inclinate e su quelle ortogonali sono ricavate ampie finestre il cui orientamento è generato da brani di paesaggio circostante. Il monte Civetta, il monte Pelmo, il borgo, il bosco, l’architettura del rifabbrico, un antico albero, sono captati all’interno delle stanze e all’interno della piazza. Il solido in calcestruzzo a vista è l’eco minerale delle vette montuose. Lievi scarti delle murature perimetrali contengono il dilavamento e dialogano con i tabià. Strategicamente collocata a margine della piazza e delle presenze storiche, questa architettura è il cardine dell’intero intervento, generatore relazionale fra elementi artefatti e biologici.